Competenze e professionalità degli organizzatori e rapporti con le Istituzioni: il nostro Paese si merita davvero le eccellenze del mondo della musica dal vivo e degli eventi?
Mercoledì 21 luglio INDIEGENO FEST, nostro associato, ha annunciato l'annullamento dell'edizione 2021 per cause che non dipendono dall'organizzazione.
[Leggi il comunicato qui: bit.ly/LetteraDegliOrganizzatori]
Partiamo dall'assunto che operatori e spazi contribuiscono allo sviluppo culturale, artistico e sociale dei territori. Tralasciando analisi sull'impatto sociale che ha un Festival, andiamo a concentrarci per un attimo sull'impatto economico che può generare per un territorio più o meno vasto.
Molte volte ci si dimentica che queste attività generano un indotto economico non indifferente legato all'ospitalità, alla ristorazione, alle attività escursionistiche, alle visite guidate dando lavoro a tantissime persone, indotto che in alcuni casi permette ad alcune attività di coprire spese che con un'attività continuativa a regime normale non riuscirebbero a coprire. Non è importante che siano numeri alti o bassi, ma occorre dar loro il giusto valore, come accade per altri settori culturali.
Spesso si trovano in località che vivono di turismo o cercano di farne la propria vocazione.
Prendiamo l'esempio di Indiegeno Fest, che si svolge in Sicilia nel Golfo di Patti, in provincia di Messina.
A fronte di una capienza ufficiale di circa 1900 posti, è stata concessa (causa interpretazione norme Covid-19) una capienza limitata a 550 persone, comunicata a 10 giorni dal festival, sebbene in precedenza le istituzioni locali avrebbero assicurato altri numeri.
Basandoci su questo numero possiamo dire che solo l'indotto generato dal pubblico che frequenta il Festival si aggirerebbe intorno ai 150.000 euro (ndr). Con una capienza del 50% avremmo avuto quindi un indotto ancora maggiore. Basti pensare che solo festival, per coprire il proprio fabbisogno organizzativo si appoggia a 12 strutture ricettive e 12 ristoranti.
Dal punto di vista occupazionale sono circa 140 le persone che hanno perso un lavoro. Chi una giornata lavorativa chi una settimana intera, per non parlare degli organizzatori che hanno visto sfumare quasi un anno di lavoro davanti i propri occhi.
“Il nostro settore è fatto di famiglie, di lavoratori che da oltre un anno stanno cercando con tutte le proprie forze di riprendersi, adattandosi e reinventandosi, ma trova sempre il muro istituzionale che non collabora.”
A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro che non si tratta di una festicciola tra amici ma di rischio d'impresa, anche nel caso in cui dovesse essere un'associazione ad organizzare un evento (non è questo il caso).
Gli operatori culturali sono lasciati a se stessi dovendo contare spesso sulle proprie forze, ma a volte anche quelle non sono sufficienti.
“Contributi economici incerti, risposte tardive, lente, cambiamenti in corsa...non solo non ci siamo sentiti supportati ma siamo stati schiacciati da una macchina burocratica resistente ad ogni nostra proposta”
Da questo passaggio si evince la mancanza di dialogo tra i soggetti che si occupano di programmazione culturale e le istituzioni, istituzioni che a volte non hanno una capacità di avviare processi innovativi o semplicemente gestionali, rispetto al patrimonio artistico-culturale che si trovano a dover gestire. Di conseguenza un organizzatore rischia di dover sopperire con la fantasia al gap programmatico di amministrazioni poco organizzate.
Prendiamo questo esempio per sottolineare che finché non ci sarà un riconoscimento giuridico e valoriale degli spazi di musica dal vivo contemporanea e dei suoi organizzatori, questi ultimi saranno sempre in balia delle differenze territoriali, dell'interpretatività delle norme e dell'assenza di sostegni fiscali e normativi adeguati.