Road to Color Fest. Il direttore artistico Mirko Perri ci parla della sesta edizione del Festival dei colori del sud

  • 26/04/2018
  • Luca Li Voti

 

La sesta edizione del Color Fest si avvicina. Svelata la lineup che il 4 e 5 agosto vedrà salire sui palchi del Festival tanti artisti tra i quali Iosonouncane + Paolo Angeli, Willy Peyote, Bud Spencer Blues Explosion, Frah Quintale, Cosmo, Galeffi, Clap Clap, De Leo, Cimini. Dopo gli appuntamenti Sotto il cielo di Firenze e Bologna (Tender/Zona Roveri), le anteprime al Serraglio di Milano, al Lumiere di Pisa, e dopo la Pasquetta Color Fest, Il percorso finale della strada immaginaria verso il Festival lametino continua con la rassegna Figli delle stelle. Uno degli ultimi appuntamenti per immaginare cosa potrà succedere ad agosto tra i ruderi dell’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme (CZ), dove volti ed energie si incontreranno “con una birra in mano, sorrisi e scarpe comode!”

Abbiamo raggiunto Mirko Perri, Direttore Artistico del Color Fest, per fargli qualche domanda

L'artwork del Festival, a cura di Annarita Costanzo e Marianna Cortese, è come sempre, fresco e pieno di colori: qual è l'immaginario che volete regalare? 
Stiamo cercando di mantenere uno stile preciso, rivolgendoci per il secondo anno consecutivo a due giovani ragazze che collaborano con il Festival da anni, e da due anni invece curano l’artwork del Festival, fresco giovane e colorato, che rappresenta quello che è il Color Fest. I colori sono simbolo dell’estate del sud e dell’immaginario che vuole regalarci la musica: ciò che in questo mondo grigio cerca di mettere delle sfumature in più.

Dietro al Color c'è l'associazione “Che cosa sono le Nuvole”, che ruolo ha avuto e continua ad avere in tutto questo
L'associazione, presente da sempre, non è altro che un incubatore di idee fatto di persone che si impegnano su vari fronti oltre che allo sviluppo alla crescita ed alla realizzazione del festival. Essere associazione ha un senso perché stimola la creatività e l'attività di un sud talvolta dormiente. Essere associazione significa essere uguali, stare insieme per raggiungere lo stesso obiettivo. Noi siamo in tanti, ognuno di noi con il proprio ruolo fa la sua parte, ed insieme si lavora per fare crescere continuamente il Festival. 

Un Festival iniziato sei anni fa che ha avuto un'evoluzione graduale. Un crescendo poco “costruito” e molto spontaneo ma che sembra essere una macchina oramai collaudata... 
Posso dire che il Color ormai fa parte del panorama musicale italiano da un po’ di anni. Ogni anno è cresciuto gradualmente, una crescita ricercata però, basata sul migliorare le esperienze precedenti e senza fare passi enormi. La responsabilità che ci sentiamo addosso nel portare avanti questo progetto è così grande da volerlo preservare a possibili rischi o sovraesposizioni, senza strafare, per evitare che un eventuale insuccesso possa pregiudicare l'edizione successiva. Stranamente, dal primo anno fino all'ultima edizione, è cresciuto di più il pubblico di quanto sia cresciuto il Festival in maniera esponenziale. Questo a cosa è dovuto? Al fatto che, rispetto al primo anno che era un festival locale/regionale, adesso è diventato un Festival di respiro nazionale, con almeno 1500 persone che, ogni anno, vengono a trovarci. 

Lineup Color
Grafica di Anna Rita Costanzo e Marianna Cortese

Per te è un semplice evento o qualcosa di diverso che può dare valore aggiunto al territorio? 
Non è assolutamente un semplice evento, è un qualcosa che è diventato anche un lavoro, per me e per molti altri che seguono il festival. Si lavora 12 mesi, anche per gli eventi che si fanno in giro per l’Italia. Ed è qualcosa che offre assolutamente un valore aggiunto al territorio; gli hotel in over booking, la ristorazione che lavora a pieno ritmo, il fatto che si vendano almeno 1500 biglietti fuori dalla nostra regione sono sinonimo di un turismo che finalmente arriva anche dalle nostre parti, e arriva per dei flussi culturali che si spostano. Altre regioni prima della Calabria ce l’hanno fatta, fortunatamente negli ultimi anni anche qui si sta iniziando a muovere qualcosa, e penso che Color, in piccola parte, sia promotore di questo flusso e dell’arrivo delle fasce più giovani d’estate. 

Quanta fatica costa lavorare in questa direzione? 
È molto faticoso e, al tempo stesso, una sfida, perché in un territorio difficile come il nostro la gente devi davvero “portarla”. Già, dal punto di vista demografico siamo molti di meno rispetto alle grandi regioni italiane come la Lombardia, la Toscana o l’Emilia; in più c’è una difficoltà causata dai nostri burocrati, non abituati ancora ad alcune tipologie di eventi e quindi meno propensi all’ascolto ma più esigenti nelle richieste. Quindi è molto complicato, ma bello allo stesso tempo, perché vincere una sfida a casa propria, ovviamente, ti garantisce una sensazione stupenda molto più grande rispetto a vincerla in altri luoghi. 

Ho seguito alcune date del percorso iniziato quest'autunno e che si concluderà in primavera. Quanto è importante costruire un percorso “destagionalizzato” del Festival? 
Lavorare tutto l’anno al Festival è d’importanza fondamentale, anche perché in estate viene raccolto il frutto del lavoro che si fa durante le altre stagioni. È importante perché serve, sia al pubblico per conoscere di più il Festival, e a noi perché, andando in giro per l’Italia, riusciamo a confrontarci con altre realtà e quindi capire i nostri limiti i nostri errori, migliorarci, crescere sempre di più. All’interno del Festival crescono sempre più “professionalità” e penso che destagionalizzare sia il modo migliore per farle crescere. 

Color Fest 2

Sono state da poco svelate le date dell'edizione 2018, il claim di quest'anno è “Figli delle Stelle”. Lo scorso novembre l'album di maggior successo di Alan Sorrenti ha festeggiato i quarant'anni: un tributo al cantautore, o un semplice invito a godere del cielo stellato nelle notti del Festival? 
Queste sono quelle domande difficilissime che ai promoter non si fanno mai prima delle uscite ufficiali. Sicuramente riguarderà il bellissimo cielo stellato dell’estate calabrese, dove le stelle si vedono benissimo ed a volte, con quelle cadenti, si esprimono desideri. Tra i desideri potrebbe esserci anche quello di vedere, tra una stella cadente e l’altra, Alan Sorrenti. Ad oggi ancora non lo sappiamo ma, come sapete, il Color ogni anno riserva al suo pubblico delle sorprese. Non badiamo all’età degli artisti, sia conosciuti che emergenti, il Color deve essere un contenitore all’interno del quale il pubblico possa guardare quello che è, quello che sarà ed anche quello che è stato. 

Una domanda che ripropongo sempre: I promoter/direttori artistici di Festival e concerti spesso vengono considerati dalle istituzioni “alieni”. Che rapporto hai con loro? Quali consigli ti senti di dare agli enti locali nel venire incontro a chi organizza eventi artistico/culturali? 
L’interlocuzione che c’è tra i promoter e gli enti, e quindi i direttori organizzativi, di produzione, è qualcosa di fondamentale ai fini della buona riuscita del Festival, soprattutto dopo l’uscita delle nuove norme a cui sono sottoposti gli eventi. Spero KeepOn Live continui a farsi promotore di dialogo all’interno delle istituzioni. Occorre avere delle figure con le competenze necessarie per avere un rapporto alla pari tra il promoter e gli uffici dedicati alla cultura, in modo da potersi interfacciare con l’istituzione pubblica avendo di fronte qualcuno che conosce quello di cui stai parlando. 

L'edizione 2018 del Festival riserverà qualche sorpresa? Indiscrezioni? 
Non si dicono mai le cose in anteprima per non rovinare la sorpresa. Come sempre continueremo a riservare le aperture alle band calabresi che potranno utilizzare il nostro palco come vetrina rivolta al panorama musicale nazionale. Ci sarà qualche sorpresa tra gli ospiti, ma anche nella seconda parte della serata, per il party dedicato ai campeggiatori del Festival.

 

La foto in testa e in corpo all'articolo sono di Giorgia Pagani e Salvo Bilotti