Un caffè col direttore artistico: Flavio, Manuel, Vittorio e Roberto di MMB (Napoli)

  • 15/03/2018
  • Antonio Pistone

 

Il Music Melody Bar è un'oasi felice in un vicoletto scuro del centro storico di Napoli. Nasce dalle ceneri del George Best e, ancor prima, lo storico Sudterranea. L'MMB è gestito da quattro amici che si dividono i ruoli e cercano di donare al posto un'atmosfera familiare e accogliere sempre con il sorriso i clienti. ManuelVittorioRoberto e Flavio si sono dedicati alle nostre domande e ci hanno trasmesso tutta la loro passione e la loro voglia di proporre al pubblico la musica di qualità che, loro per primi, ascoltano e amano. In un momento difficile per i piccoli club, a pochi giorni dalla tristissima chiusura del Cellar Theory, i ragazzi di Vico I Quercia accendono una piccola speranza nel cuore degli amanti della musica dal vivo.

 

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Allora ragazzi, ci ritroviamo oggi dopo l'intervista fatta già a pochi giorni dall'apertura dell'MMB. Cosa è cambiato in questi anni? Quali aspettative sono state deluse, quali invece realizzate?

Manuel: È cambiato, prima di tutto, che i locali sono diminuiti e questo mi rende molto triste. Non sono ipocrita quando dico questo, per me non è concorrenza quando c'è un gran numero di locali che fa musica dal vivo, significa che il movimento è vivo. E invece, ad oggi, il movimento sta perdendo. Sta perdendo perché se chiude il Cellar Theory ché è un riferimento, c'è da preoccuparsi. Luciano Labrano lo conosciamo da molto ma non sappiamo quali sono stati i motivi precisi che l'hanno spinto a prendere questa decisione, ma è una cosa che non ci fa stare tranquilli. E ci dispiace molto.

 

A queste difficoltà può aver contribuito l'esplosione mediatica della musica indie che ora è sempre più seguita e necessita di spazi più ampi?

Vittorio: Sì, sicuramente. È venuta meno la fetta di mezzo perché c'è gente che con il primo album si è subito lanciata in posti di grosse dimensioni. Ma si è verificato anche spesso che questi posti poi non stati riempiti. Ci sarebbe bisogno di fermarsi un attimo e capire bene le dinamiche della musica “underground” che diventa mainstream. 

Manuel: A questo però si aggiunge il fatto che la gente ha perso la curiosità. I ragazzi partecipano ai live solo quando conoscono già il nome, noi invece prima entravamo nei locali a prescindere, anche solo per guardare quali strumenti c'erano, com'erano i pedali. E poi capitava di ascoltare cose bellissime, per puro caso. Invece oggi, un ragazzo come Enzo Colursi, in arte LUK, ha molta difficoltà a farsi conoscere, nonostante rappresenti una delle cose più interessanti sul panorama musicale napoletano e non solo.

Un'altra cosa preoccupante è che abbiamo notato che molti musicisti partecipano con più piacere alle serate dj set invece che ai live dei colleghi. Questo è un grave problema culturale e anche musicale. Denota pigrizia ma anche un po' di spocchia.


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Restando in tema di dj set, quasi tutti i live in giro per l'Italia hanno cominciato a fare serate a tema, anche quando non ci sono i concerti. Per voi è un tentativo di adattamento/sopravvivenza oppure è una scelta artistica?

Vittorio: Abbiamo sempre unito le due cose e continuiamo a farlo. Ad esempio il 20 Aprile avremmo doppia serata, doppio evento. L'obbiettivo è quello di portare qui molte persone, cercare di riempire la sala mescolando le cose. 

Manuel: Nessuno più fa 2/3 live settimanali come facciamo noi. È diventato anche anacronistico, forse, ma noi, pur cercando di sopravvivere, non vogliamo tradirci. Poi il Dj set piace prima a noi e allora ci mettiamo di tutto. Cerchiamo comunque di seguire sempre un tema e spesso ad inizio serata facciamo ascoltare inediti. E capita anche le persone ci vengano a chiedere il nome dell'autore della canzone. Se possiamo far conoscere giovani artisti, ci fa sempre piacere. In qualsiasi modo.

 

A proposito di giovani artisti, ci sai dire qualche live che ti ha sorpreso e se puoi ci consigli qualche emergente?

Manuel: Isole Minori Settime (Colursi, Freschi, Campese) è stato un live fenomenale. Ci hanno veramente sconvolto. Poi scommetto fortemente su LUK come ho già detto, RivaOtto e Beltrami. Sono tutti ragazzi che hanno suonato qui e hanno una qualità musicale fuori dal comune. 

 

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Per quanto riguarda il bar, qual è la vostra linea? Come scegliete le cose da proporre al pubblico? 

Roberto: Il nostro obbiettivo principale è quello di mantenere una qualità media alta dai prodotti alcolici fino alla frutta. Me ne occupo io personalmente, deve essere sempre fresca e la quantità giusta perché è nella nostra filosofia evitare gli sprechi. Già la nostra linea base non è banale ma comunque cerchiamo di accontentare tutti i palati. Il nostro orgoglio è il Negroni: puntiamo su un cocktail italiano e fatto come si deve, perfino nel calice adatto. È soddisfacente poi che a gente a cui non piace il Gin torni qui per prendere il nostro Negroni. 

Anche la linea di birre è molto particolare e mi prendo i meriti per questo. 

In più cerchiamo sempre di abbinare un cocktail alla serata, ad esempio a carnevale con la sala illuminata al neon l'acqua tonica creava un effetto bellissimo in pista da ballo.

 

L'ultima domanda è per Flavio e riguarda la programmazione a breve termine per la musica dal vivo.

Flavio: Siamo stati molto fieri di ospitare una bellissima iniziativa sabato 9 Marzo. Francesco di Bella e Filippo Gatti hanno presentato la rassegna “Impara a nuotare” che porterà 25 musicisti emergenti a collaborare e registrare con Francesco Motta, Giorgio Canali, Sinigaglia e altri, oltre agli stessi Gatti e Di Bella. E questa iniziativa andrà avanti fino a maggio. Poi avremo i Supermegafunkinmachine e ci sarà l'Apogeo Festival il 22 e il 29. Chiuderemo il mese con Scandaletti il 30 e poi, il 31 marzo, bisseremo la serata Trash Revival con la MMBand live, cioè la band formata da noi gestori. Ci sarà da divertirsi!

 

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